Sempre più amministrazioni mettono in conto i costi accessori separatamente. Nella giungla di costi accessori, spese forfettarie e commissioni non è facile avere un quadro chiaro. Tramite alcuni esempi, vi spieghiamo quali sono le consuetudini e quali costi accessori sono giustificati.

Cosa sono i costi accessori negli appartamenti in affitto? Molti li definiscono un «secondo» affitto. SI tratta di importi che affittuarie e affittuari pagano in aggiunta al canone di affitto netto concordato contrattualmente. A seconda delle dimensioni dell’abitazione (la parte di superficie riscaldata!), dell’età, delle condizioni e dallo standard di costruzione, i costi possono variare enormemente. Affermare in generale quali costi accessori sono equi e proporzionati è impossibile: le differenze tra edificio ed edificio, ma anche il fabbisogno di riscaldamento, sono troppo grandi.

Quel che è certo è che la voce «costi accessori» riunisce oggi svariate spese. A conti fatti, però, sono spesso più alte di quanto ci si aspettasse, e diventano così tutt’altro che un trascurabile «dettaglio collaterale».

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Costi accessori: «tendenzialmente in aumento»!

Mentre in passato i locatori, per i costi accessori, tendevano a mettere in conto semplicemente un importo mensile a forfait, oggi di norma viene eseguito un calcolo dettagliato. Nemmeno persino specialisti si perdono nella «giungla» delle bollette del riscaldamento, dell’energia elettrica, delle commissioni e delle spese di manutenzione. L’affitto netto, in alcuni casi, può sembrare davvero conveniente, ma i costi messi in conto all’inquilino/a in proporzione alla superficie possono rivelarsi più alti del previsto.   

Quali costi accessori possono essere messi in conto?

I costi accessori conteggiati a parte fanno lievitare l’affitto? È probabile, ma i fattori da tenere presente sono molti.

I costi accessori hanno mostrato negli ultimi anni una tendenza in aumento.

Fabian Gloor, giurista dell’Associazione Svizzera Inquilini

In particolare gli edifici nuovi o recentemente ristrutturati sono sempre più tecnologici, spesso dotati di sistemi complessi: ad esempio un moderno impianto elettrico e di riscaldamento, impianti di ventilazione, fotovoltaico, nuovi elettrodomestici quali lavatrici e tumbler, ascensori, dispositivi di ombreggiamento, domotica ecc. Ciò vale ancor di più per gli edifici commerciali (sicurezza, impianti d’allarme, cablaggi complessi ecc.).

Alcuni locatori mettono in conto questi costi e servizi separatamente. A questo fine si stipulano contratti di servizi con terzi, ad esempio per la manutenzione del riscaldamento, della pompa di calore, della ventilazione o dell’ascensore. «A conti fatti può risultare costoso», spiega il giurista Fabian Gloor. All’atto pratico, ci sono anche altri aspetti di cui tenere conto: in passato non era insolito che un inquilino svolgesse alcuni lavori in casa autonomamente (quasi come «hobby»). Molti amministratori, però, tendono oggi ad affidare anche questi servizi ad aziende specializzate nella manutenzione di immobili; il che ha il relativo costo.

Una prima conclusione: standard elevati, maggiori comfort, una gestione professionale, ma anche più tecnologia e norme edilizie più stringenti fanno lievitare i costi accessori.

Cosa dice la legge?

Tanto per i proprietari quanto per gli affittuari è consigliabile verificare innanzitutto quali sono le disposizioni di legge. Per cominciare, cosa sono i costi accessori? La legge recita:

Le spese accessorie sono la remunerazione dovuta per le prestazioni fornite dal locatore o da un terzo in relazione all’uso della cosa.

In molti contratti d’affitto compaiono concetti quali spese di riscaldamento e spese d’esercizio. Sono proprio questi i costi che i locatori possono mettere in conto separatamente: riscaldamento e acqua calda, corrente elettrica della casa o pulizia del vano scale.

In altri termini: le spese non legate all’utilizzo dell’edificio non si considerano costi accessori. I costi sostenuti dal locatore per ipoteche bancarie, le rate, l’ammortamento di parti dell’immobile, le imposte sugli immobili o i premi dell’assicurazione cantonale sugli immobili, chiaramente, non sono costi accessori.

Costi accessori ammessi

  • Spese per riscaldamento e acqua calda (utilizzo di energia)
  • Contratti di manutenzione per riscaldamento, ascensori e altri dispositivi
  • Acqua e acque di scarico
  • Rifiuti
  • Portierato (retribuzione del portiere, lavori di pulizia generali, cura di giardino e spazi comuni ecc.)
  • Pulizia delle scale
  • Corrente generale
  • Lavatrice (solo utilizzo di corrente e acqua)
  • Canoni per TV digitale o satellitare
  • Sgombro neve/servizio invernale
  • Costi amministrativi, onorario dell’amministrazione (in relazione ai costi accessori)

Costi accessori non ammessi

  • Riparazioni di riscaldamento, lavatrice, ascensori o altre parti dell’immobile
  • Parti di ricambio
  • Investimenti, sostituzione di parti dell’immobile, dispositivi ecc.
  • Ristrutturazioni, ammodernamenti
  • Nuove piantumazioni o modifica del giardino
  • Imposte sugli immobili, premi dell’assicurazione immobiliare
  • In generale, pagamenti agli enti pubblici che non hanno direttamente a che fare con l’utilizzo dell’immobile (ad es. collegamento stradale).

Indicazione dei costi accessori nel contratto

Da tenere presente: i proprietari possono mettere in conto (proporzionalmente) i costi agli inquilini solo se ogni singola voce è riportata nel contratto.

Formulazioni vaghe o generiche quali «altri costi accessori» o «costi generali» non sono ammesse. Attenzione: se il locatore intende mettere in conto ulteriori voci, esse sono valide solamente previa modifica del contratto. La modifica del contratto deve essere debitamente indicata sull’apposito modulo nel rispetto dei termini di legge (al successivo termine di disdetta).

La consuetudine dei pagamenti in acconto

I locatori possono scegliere: possono mettere in conto i costi accessori a forfait o chiedere un pagamento in acconto. Acconto significa che l’inquilino paga anticipatamente un importo basato su una stima. Alla luce dei costi effettivi – ad esempio del consumo di riscaldamento e acqua calda – avviene poi un conguaglio definitivo.

Nel sistema con pagamenti in acconto, gli amministratori o i proprietari sono tenuti a emettere un conteggio annuale. Il periodo di calcolo più comune è dal 1° luglio al 30 giugno dell’anno successivo.

Costi accessori più alti dellacconto?

Quanto ci si possa fidare degli acconti è un argomento sempre controverso. Per molti è spiacevole trovarsi improvvisamente a dover pagare un pesante conguaglio. Eventuali pagamenti a conguaglio sono legali? La domanda è già stata sottoposta a svariati tribunali svizzeri. I gruppi di interesse di inquilini e inquiline vorrebbero un limite massimo del 15-20%. I tribunali, però, non sempre si sono espressi in questo senso. Gli inquilini, dunque, devono accettare il fatto che il calcolo definitivo – per un motivo o per l’altro – possa risultare superiore.

La cosa migliore da fare è informarsi prima di sottoscrivere il contratto. Ad esempio potete chiedere quali sono stati i costi accessori medi degli ultimi due-tre anni.

Calcolo dei costi accessori: diritto di trasparenza

I costi accessori devono essere presentati in modo trasparente, obiettivo e dimostrabile. Naturalmente gli amministratori non tengono tutte le ricevute a portata di mano, ma di norma le affittuarie e gli affittuari hanno il diritto di visionare i documenti (ricevute dei costi accessori sostenuti).

«Consigliamo che gli inquilini chiedano di poter visionare anche i contratti di servizi stipulati», afferma il giurista Fabian Gloor. Il motivo è che in sempre più contratti di servizi è difficile dire se si tratta davvero di voci considerabili «costi accessori» o meno. Un esempio: se l’amministratore stipula un contratto di riparazione per la ventilazione, questo non può passare come costo accessorio. A grandi linee: manutenzione e assistenza possono essere messi in conto come costi accessori. Riparazioni agli impianti, parti di ricambio di grandi dimensioni ecc., invece, non sono considerabili costi accessori.

Il diritto a prendere visione dei documenti vale in senso generale: dipende se l’amministratore richiede pagamenti in acconto o a forfait. A volte può essere d’aiuto fare confronti con altre abitazioni (costo per metro quadrato) o semplicemente chiedersi se i costi sono plausibili. Un esempio: se le bollette della corrente o dell’acqua, senza un motivo giustificabile, sono molto più alte dell’anno precedente, vale la pena di controllare. Lo stesso vale per i costi di riscaldamento o energia elettrica, se dopo un inverno mite vengono richieste spese di riscaldamento sorprendentemente elevate.

Costi di gestione: un potenziale motivo di discussione

È chiaro che i costi accessori comportano un impegno anche per l’amministrazione (lettura dei dati di consumo e ripartizione tra i condomini in base a una determinata formula, oneri di gestione ecc.). In linea di principio, l’amministrazione può mettere in conto anche questi costi in base al dispendio effettivo. La domanda è in quale misura. Criteri orientativi possono essere l’effettivo dispendio e le comuni tariffe applicate a livello locale. La relativa ordinanza stabilisce che questi costi possono essere computati «secondo il dispendio effettivo o nell’ambito delle aliquote usuali». I giuristi che rappresentano i proprietari parlano di un’entità pari al 3-5% dei costi accessori. L’Associazione Inquilini scrive invece che non si dovrebbe accettare un valore superiore al 2-3%.

Riassumendo: Nella pratica immobiliare, sarebbe più semplice se i contraenti non concordassero soltanto i costi accessori da pagare. Idealmente bisognerebbe concordare in anticipo quale percentuale di costi amministrativi è ragionevole mettere in conto nella fattura dei costi accessori.